I Quattro Novissimi sono:
L'ultima cosa che accade alla persona in questa vita. Con essa termina il tempo di prova. La sanzione definitiva della sua corrispondenza o meno alla volontà di salvezza di Dio manifestata mediante Cristo si ha già nel giudizio particolare e viene confermata nel giudizio particolare. Il senso cristiano della morte si manifesta alla luce del mistero pasquale della morte e della risurrezione di Cristo, nel quale riposa la nostra unica speranza. Il cristiano che muore in Cristo Gesù va in esilio dal corpo per abitare presso il Signore (cfr. 2Cor. 5,8). La morte è la conclusione definitiva della vita terrena: con essa terminano in maniera definitiva tutti i processi vitali. Con la morte comincia la vita ultraterrena, la cui situazione beata o infelice è determinata dalle scelte libere della persona.
La morte pone fine alla vita dell'uomo come tempo aperto all'accoglienza o al rifiuto della grazia divina apparsa in Cristo. Il Nuovo Testamento parla del giudizio o principalmente nella prospettiva dell'incontro finale con Cristo alla sua seconda venuta, ma afferma anche, a più riprese, l'immediata retribuzione che, dopo la morte, sarà data a ciascuno in rapporto alle sue opere e alla sua fede. La parabola del povero Lazzaro e la parola detta da Cristo in croce al buon ladrone così come altri testi del Nuovo Testamento parlano di una sorte ultima dell'anima che può essere diversa per le une e per le altre. Ogni uomo fin dal momento della sua morte riceve nella sua anima immortale la retribuzione eterna, in un giudizio particolare che mette la sua vita in rapporto a Cristo, per cui o passerà attraverso una purificazione, o entrerà immediatamente nella beatitudine del cielo, oppure si dannerà immediatamente per sempre. Il Giudizio particolare è quel giudizio a cui è sottoposta la persona umana subito dopo la morte. Con essa la persona entra nella sua dimensione definitiva, nell'accettazione o nel rifiuto di Dio. Il Giudizio particolare verrà confermato nel giudizio universale. Il giudizio particolare è uno dei quattro novissimi, ultime realtà, in cui si articola l'escatologia cristiana.
"Stato di definitiva auto-esclusione dalla comunione con Dio e con i beati".
Con inferno, si intende la condizione di coloro che, dopo la morte e la risurrezione dei morti, si trovano nello "stato di definitiva auto-esclusione dalla comunione con Dio e con i beati". Questa condizione di sofferenza eterna non rappresenta una mera e passiva condanna da parte di Dio sul destino ultimo dell'uomo peccatore, ma la logica e permanente conseguenza delle sue azioni nella vita terrena che non sono state dirette al duplice comandamento dell'amore a Dio e all'amore al prossimo. All'opposto dell'inferno si colloca il paradiso, cioè la condizione di perpetua beatitudine di coloro che nella vita terrena hanno attuato il duplice comandamento dell'amore a Dio e al prossimo.
Sommo bene che avranno "coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio e che sono perfettamente purificati”. La parola paradiso si riferisce alla vita eterna beata dei defunti che godono della visione del volto di Dio. È un termine usato prevalentemente nella tradizione cristiana, ma non è esclusivo del cristianesimo.
L'escatologia, letteralmente "scienza delle cose ultime", è la riflessione teologica sul destino definitivo e finale delle persone e del creato. L'escatologia cristiana in pratica è strettamente correlata con la visione della morte e dell'aldilà: ha a che vedere con la risurrezione dei morti, con la Vita Eterna, con il Giorno del Giudizio, con il ritorno di Cristo. Il Mistero Pasquale viene letto già dalla prima generazione cristiana come un fondamentale evento escatologico, che ridà la speranza ai discepoli del Risorto.
Le Indulgenze sono la remissione dinanzi a Dio della pena temporale meritata per i peccati, già perdonati quanto alla colpa, che il fedele, in determinate condizioni, acquista, per se stesso o per i defunti mediante il ministero della Chiesa, la quale, come dispensatrice di redenzione, distribuisce il tesoro dei meriti di Cristo e dei santi. La pratica delle indulgenze va intesa come espressione e attuazione della misericordia di Dio, che aiuta i suoi figli a cancellare le pene dovute ai loro peccati, ma anche e soprattutto a spingerli verso un maggior fervore di carità. Le indulgenze sono strettamente connesse con il sacramento della penitenza, in quanto queste sono la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa col sacramento della Penitenza. L'indulgenza si ottiene mediante la Chiesa, e può essere parziale o plenaria; può essere applicata a sé e anche ai defunti.