Preghiera a San Luigi Gonzaga

Glorioso san Luigi, che conducesti una vita santa e illibata, tutta dedita al servizio di Dio,
ottienici la grazia di vincere le tentazioni del malee di conservare sempre puro il nostro cuore.
Tu che consumasti la tua giovane vita a servizio dei fratelli ammalati di peste,
concedici di esercitare con animo generoso la carità verso tutti gli uomini
e in particolare verso coloro che soffrono.

 

oppure:

 

Proghiera del Santo Padre Giovanni Paolo II a San Luigi Gonzaga

Santuario di Castiglione delle Stiviere

 

San Luigi, povero in spirito, a te con fiducia ci rivolgiamo, benedicendo il Padre celeste, 
perché in te ci hai offerto una prova eloquente del suo amore misericordioso. 
Umile e confidente adoratore dei disegni del Cuore divino, 
ti sei spogliato sin da adolescente di ogni onore mondano e di ogni terrena fortuna. 
Hai rivestito il cilicio della perfetta castità, hai percorso la strada dell’obbedienza, 
ti sei fatto povero per servire Iddio, tutto a Lui offrendo per amore. 

Tu, “puro di cuore”, rendici liberi da ogni mondana schiavitù. 
Non permettere che i giovani cadano vittime dell’odio e della violenza; 
non lasciare che essi cedano alle lusinghe di facili e fallaci miraggi edonistici. 
Aiutali a liberarsi da ogni sentimento torbido, difendili dall’egoismo che acceca, 
salvali dal potere del Maligno. 
Rendili testimoni della purezza del cuore. 

Tu, eroico apostolo della carità, ottienici il dono della divina misericordia, 
che smuova i cuori induriti dall’egoismo e tenga desto in ciascuno l’anelito verso la santità. 
Fa’ che anche l’odierna generazione abbia il coraggio di andare contro corrente, 
quando si tratta di spendere la vita, per costruire il Regno di Cristo. 
Sappia anch’essa condividere la tua stessa passione per l’uomo, 
riconoscendo in lui, chiunque egli sia, la divina presenza di Cristo. 

Con te invochiamo Maria, la Madre del Redentore. 
A Lei affidiamo l’anima e il corpo, ogni miseria e angustia, 
la vita e la morte, perché tutto in noi, come avvenne in te, 
si compia a gloria di Dio,

che vive e regna per tutti i secoli dei secoli. 
Amen!

 

 

San Luigi Gonzaga

 

San Luigi Gonzaga, Gesuita, primo genito di 8 figli di Ferrante Gonzaga marchese di. Castiglione delle Stiviere, nacque nel 1568 nel castello di famiglia e morì a Roma nel 1591 a soli 23 anni.

Sin dalla prima infanzia manifestò tanto amore per la preghiera. 

A 8 anni Luigi fu trasferito presso la Corte De’Medici per un’epidemia scoppiata nel feudo mantovano e appena adolescente, in Firenze consacrò la propria vita al Signore nella Basilica della Santissima Annunziata.

Nel 1580 riceve la Prima Comunione da San Carlo Borromeo. 

L’anno successivo fu inviato dal padre alla Corte di Filippo II a Madrid dove intraprese gli studi massimi del tempo: filosofia teologia matematica lettere logica etc. 

Nel 1585 a 17 anni rinunciò al marchesato ed entrò nella Compagnia di Gesù a Roma. Qui completò gli studi: San Roberto Bellarmino fu suo insegnante e direttore spirituale.

Nel 1590 scoppiò l’ennesima epidemia a Roma, nella quale morirono persino 3 pontefici: nell’assistere i malati con i suoi confratelli Gesuiti, insieme a San Camillo De Lellis, si contagiò e morì il 21 giugno 1591 a 23 anni d’età.

Nella chiesa di Sant’Ignazio in Roma è situato il corpo di San Luigi Gonzaga patrono della gioventù e dei malati.

 

 

Dalla «Lettera alla madre» di san Luigi Gonzaga

(Duchessa Marta Tana)

 

Canterò senza fine le grazie del Signore.

Io invoco su di te, mia signora, il dono dello Spirito Santo e consolazioni senza fine. Quando mi hanno portato la tua lettera, mi trovavo ancora in questa regione di morti. Ma facciamoci animo e puntiamo le nostre aspirazioni verso il cielo, dove loderemo Dio eterno nella terra dei viventi. Per parte mia avrei desiderato di trovarmici da tempo e, sinceramente, speravo di partire per esso già prima d’ora.

La carità consiste, come dice san Paolo, nel «rallegrarsi con quelli che sono nella gioia e nel piangere con quelli che sono nel pianto». Perciò, madre illustrissima, devi gioire grandemente perché, per merito tuo, Dio mi indica la vera felicità e mi libera dal timore di perderlo. Ti confiderò, o illustrissima signora, che meditando la bontà divina, mare senza fondo e senza confini, la mia mente si smarrisce. Non riesco a capacitarmi come il Signore guardi alla mia piccola e breve fatica e mi premi con il riposo eterno e dal cielo mi inviti a quella felicità che io fino ad ora ho cercato con negligenza e offra a me, che assai poche lacrime ho sparso per esso, quel tesoro che è il coronamento di grandi fatiche e pianto.

O illustrissima signora, guàrdati dall’offendere l’infinita bontà divina, piangendo come morto chi vive al cospetto di Dio e che con la sua intercessione può venire incontro alle tue necessità molto più che in questa vita.

La separazione non sarà lunga. Ci rivedremo in cielo e insieme uniti all’autore della nostra salvezza godremo gioie immortali, lodandolo con tutta la capacità dell’anima e cantando senza fine le sue grazie. Egli ci toglie quello che prima ci aveva dato solo per riporlo in un luogo più sicuro e inviolabile e per ornarci di quei beni che noi stessi sceglieremmo.

Ho detto queste cose solo per obbedire al mio ardente desiderio che tu, o illustrissima signora, e tutta la famiglia, consideriate la mia partenza come un evento gioioso. E tu continua ad assistermi con la tua materna benedizione, mentre sono in mare verso il porto di tutte le mie speranze. Ho preferito scriverti perché niente mi è rimasto con cui manifestarti in modo più chiaro l’amore ed il rispetto che, come figlio, devo alla mia madre.