CAPITOLO 2
Ove viene spiegata la natura di questa notte oscura che l’anima afferma di aver attraversato
prima dell’unione con Dio.
In una notte oscura.
1. Possiamo chiamare notte questo passaggio dell’anima verso l’unione con Dio per tre motivi. Il
primo è desunto dal punto di partenza dell’anima, perché essa deve privarsi del godimento di tutte
le cose temporali che possedeva, rinunciando ad esse. Tale rinuncia o privazione costituisce una
vera e propria notte per tutte le passioni e i sensi dell’uomo. Il secondo è dato dal mezzo che
s’impiega o dal cammino attraverso cui l’anima deve passare per giungere all’unione divina, cioè la
fede, che è oscura all’intelligenza come la notte. Il terzo deriva dalla meta verso cui si tende, cioè
Dio, che è certamente notte oscura per l’anima in questa vita. Queste tre notti devono passare
attraverso l’anima o, per meglio dire, l’anima deve attraversare queste notti per attingere l’unione
con Dio.
2. Nel libro di Tobia (6,18-22 Volg.) questi tre generi di notti sono stati raffigurati dalle tre notti
che, su richiesta dell’angelo, il giovane Tobia dovette attraversare prima di unirsi con la sua sposa.
Nella prima gli fu chiesto di bruciare il cuore del pesce nel fuoco, che è il simbolo del cuore
affezionato e attaccato alle cose del mondo. Allo stesso modo, se si vuole cominciare ad andare
verso Dio, occorre che il cuore sia consumato dall’amore divino e purificato da tutto ciò che è
creatura. Mediante tale purificazione si mette in fuga il demonio, che ha potere sull’anima per via
dell’attaccamento alle cose corporali e terrene.
3. L’angelo disse a Tobia che nella seconda notte sarebbe stato accolto nella compagnia dei santi
patriarchi, che sono i padri della fede. Ciò vuol dire che l’anima passando attraverso la prima notte,
cioè privandosi di tutti gli oggetti che stimolano i sensi, entra subito nella seconda notte, ove rimane
nella solitudine della fede. Questa notte non cade sotto il dominio dei sensi, né esclude la carità, ma
le altre conoscenze dell’intelletto (come dirò più avanti).
4. L’angelo disse a Tobia che la terza notte gli avrebbe otte
nuto la benedizione, che significa Dio
stesso. Questi, con il favore della seconda notte, rappresentata dalla fede, comincia a comunicarsi
all’anima così segretamente e intimamente da generare in essa un’altra notte, perché tale
comunicazione è molto più oscura delle altre, come dirò presto. Trascorsa questa terza notte, cioè
realizzata la comunicazione di Dio allo spirito, che di solito avviene quando l’anima è immersa in
tenebre profonde, segue immediatamente l’unione con lo Sposo, cioè con la Sapienza di Dio. Difatti
anche l’angelo aveva detto a Tobia che, trascorsa la terza notte, si sarebbe unito con la sua sposa
nel timore del Signore. Ciò vuol dire che, se il timore è perfetto, anche l’amore di Dio è perfetto. A
questo punto si verifica la trasformazione dell’anima in Dio attraverso l’amore.
5. In definitiva, le tre fasi della notte formano una sola notte, come le tre parti della notte naturale.
La prima, quella dei sensi, corrisponde al calar delle tenebre, quando non si ha più la percezione
delle cose circostanti; la seconda, quella della fede, può essere paragonata alla mezzanotte, quando
l’oscurità è profonda; la terza, che è Dio, corrisponde all’alba che precede la luce del giorno. Per
meglio comprendere questa dottrina, parlerò separatamente di ciascuna di queste notti.