CAPITOLO 11
 

Ove si parla dell’impedimento e del danno provenienti dalle conoscenze che l’intelletto può

ricevere soprannaturalmente attraverso i sensi corporali esterni, e come l’anima deve

comportarsi nei loro confronti.
 

1. Le prime conoscenze, di cui ho parlato nel capitolo precedente, sono quelle che l’intelletto

acquisisce per via naturale. Ne ho già trattato nel libro I, dove ho indicato come l’anima debba

introdursi nella notte dei sensi. Non ne parlo, dunque, più: bastano gli insegnamenti offerti

all’anima allora su questo punto. Nel presente capitolo tratterò, pertanto, solamente delle

conoscenze e percezioni che l’intelletto acquisisce soprannaturalmente attraverso i sensi esterni,

cioè attraverso la vista, l’udito, l’odorato, il gusto e il tatto. Da tali conoscenze possono e sogliono

nascere nelle persone spirituali rappresentazioni e notizie soprannaturali. Così attraverso la vista

sogliono presentarsi figure e personaggi dell’altra vita, qualche santo, angeli, diavoli, alcune luci e

splendori straordinari. Per mezzo dell’udito si possono ascoltare parole straordinarie, pronunciate

dagli stessi personaggi che si vedono o senza vedere chi le pronunci. Per mezzo dell’olfatto si

percepiscono, a volte, profumi soavissimi, senza sapere da dove vengano. Anche per mezzo del

gusto si possono sperimentare sapori molto squisiti, e ugualmente provare grande piacere per il

tatto, tanto che a volte sembra che la carne e le ossa godano e fremano immersi nel piacere. Così è

quella che viene chiamata «unzione dello spirito», che da questo si diffonde nelle membra delle

anime pure. Questa soavità dei sensi è molto comune nelle persone spirituali, perché procede dai

sentimenti e dalla devozione particolare dello spirito, ma è più o meno intensa in ogni anima.
 

2. Occorre tener presente, però, che, sebbene tutti questi fenomeni possano introdursi nei sensi

corporali per intervento di Dio, non si deve mai fare assegnamento su di essi né accoglierli.

Occorre, piuttosto, guardarsene categoricamente, senza nemmeno indagare se siano buoni o cattivi.

Del resto, quanto più sono esterni e corporali, tanto meno certamente provengono da Dio. Infatti,

abitualmente e convenientemente Dio si manifesta più allo spirito, dove c’è maggiore sicurezza e

profitto per l’anima, che ai sensi, ove ordinariamente si celano molti pericoli e inganni. In realtà, in

queste circostanze il senso si erige a giudice ed estimatore delle cose spirituali, credendo che siano

come le percepisce, mentre esse sono tanto diverse quanto lo sono il corpo e l’anima, la sensibilità e

la ragione. Il senso corporale ignora le cose dello spirito tanto quanto, e forse più, il giumento le

cose razionali.
 

3. Sbaglia molto chi apprezza questa sorta di favori e corre grave pericolo di essere ingannato o,

quanto meno, troverà in sé un forte ostacolo per accedere al piano dello spirito. Infatti, ripeto, tutti

questi favori corporali non hanno alcun rapporto con le cose dello spirito. Per questo motivo

occorre sempre ritenere che essi provengano dal demonio piuttosto che da Dio. Il demonio ha più

mano libera sulla parte esteriore e corporale e gli è più facile ingannare su questo punto, che non

riguardo alla parte interiore e spirituale.
 

4. Tali manifestazioni e forme corporee tanto meno giovano all’anima e allo spirito quanto più sono

esteriori, a motivo della grande distanza e della sproporzione che intercorrono tra il corporale e lo

spirituale. Difatti, anche se esse comunicano qualche profitto spirituale, come sempre accade

quando provengono da Dio, tuttavia tale effetto è sempre molto inferiore a quello che si avrebbe setali manifestazioni fossero spirituali e interiori. In tal modo esse possono trarre in errore molto acilmente e infondere presunzione e vanità nell’anima. Essendo tanto palpabili e materiali,

solleticano molto i sensi, e l’anima crede che siano più preziose in quanto più sensibili. Essa, perciò,

corre dietro a loro e abbandona la fede, ritenendo che quella luce sia la guida e il mezzo per

raggiungere il suo scopo, cioè l’unione con Dio. Al contrario, essa smarrisce la via e il mezzo della

fede quanto maggiormente pone attenzione a simili manifestazioni.
 

5. Ma vi è di più. Quando l’anima si accorge che le accadono tali fatti straordinari, spesso comincia

ad accarezzare segretamente una certa opinione di valere qualcosa dinanzi a Dio, il che è contrario

all’umiltà. Il demonio, inoltre, sa istillare nell’anima una segreta autocompiacenza, qualche volta

anche troppo palese. A tale scopo, talvolta produce questi effetti nei sensi, offrendo agli occhi

immagini di santi e splendori bellissimi, all’orecchio parole lusinghiere, all’olfatto profumi

soavissimi, dolcezze al palato e delizie al tatto, per indurre le anime al male, adescandole attraverso

i sensi. Occorre, quindi, respingere sempre simili rappresentazioni e sensazioni, perché, anche se

venissero da Dio, non gli si reca offesa né si perdono l’effetto e il frutto che Dio intende comunicare

all’anima per mezzo di esse, solo perché respinte e non cercate.
 

6. Il motivo sta nel fatto che, se la visione corporea o qualunque sensazione proveniente dai sensi, o

qualsiasi altra comunicazione interiore, viene da Dio, nel momento stesso in cui appare ed è

avvertita produce il suo effetto nello spirito, ancor prima che l’anima abbia deciso di accettarla o di

respingerla. Dio, infatti, come concede questi fenomeni soprannaturali senza il minimo concorso o

una disposizione particolare da parte dell’anima, così, senza alcuna sua cooperazione e abilità,

provoca in essa l’effetto che vuole ottenere con tali grazie, perché queste accadono e si attuano

nello spirito passivamente. Non si tratta, quindi, di volerle o di respingerle perché ci sia o non ci sia

l’effetto, così come non giova a una persona nuda il desiderio di non bruciarsi quando le buttassero

addosso del fuoco, perché questo produrrebbe necessariamente il suo effetto. Così è delle visioni e

delle rappresentazioni che vengono da Dio; anche se non ricercate, producono il loro effetto

principalmente nell’anima prima ancora che nel corpo. Analogamente, quelle che vengono dal

demonio provocano nell’anima, sebbene essa non le desideri, turbamento e aridità, vanità o

presunzione di spirito, ma non hanno tanta efficacia nel male quanto quelle che vengono da Dio

l’hanno nel bene. Quelle che vengono dal demonio possono suscitare solo i primi impulsi nella

volontà, ma non possono obbligarla, se vi si oppone; l’inquietudine che esse arrecano non dura

molto, se il poco coraggio e la poca prudenza dell’anima non permette loro di durare più a lungo.

Quanto alle manifestazioni che provengono da Dio, esse penetrano nell’anima, spingono la volontà

ad amare e producono il loro effetto, al quale l’anima non può resistere, anche se volesse, come il

vetro non può opporsi al raggio di sole quando ne viene colpito.
 

7. L’anima, quindi, non deve mai azzardarsi a volere simili fenomeni, anche se, ripeto, venissero da

Dio, perché accogliendoli va incontro a sei inconvenienti. In primo luogo, la sua fede va

diminuendo, perché ciò che si sperimenta con i sensi svigorisce molto la fede, che, come si è detto,

è al di sopra di tutti i sensi. In tal modo l’anima, non chiudendo gli occhi a tutte le cose che le

vengono dai sensi, si allontana dal mezzo adatto per l’unione con Dio. In secondo luogo, tali

manifestazioni diventano un impedimento per lo spirito se non vengono respinte, perché l’anima si

adagia in esse e lo spirito non spicca il volo verso l’invisibile. Uno dei motivi per cui il Signore

disse ai discepoli che era necessario per lui andarsene, perché potesse venire lo Spirito Santo (cfr.

Gv 16,7), era proprio questo. Per lo stesso motivo non permise che Maria Maddalena lo trattenesse

dopo la risurrezione, ma si aggrappasse solo alla fede (cfr. Gv 20,17). In terzo luogo, l’anima va

coltivando un sentimento di possesso nei confronti di queste comunicazioni e non fa progressi nella

via della vera rinuncia e nudità di spirito. In quarto luogo, l’anima perde gradualmente l’effetto

spirituale da esse prodotto. Quest’ultimo s’imprime e si conserva nell’anima quanto più si rinuncia

alle cose sensibili, molto diverse dal puro spirito. In quinto luogo, l’anima perde, a poco a poco, ifavori di Dio, perché li considera sua proprietà e non sa trarne il profitto dovuto. Considerarli come sua proprietà e non trarne profitto significa impossessarsene, mentre Dio non li concede perché

l’anima desidera averli; anzi, essa non deve mai pensare che tali favori vengano da Dio. Il sesto

inconveniente si verifica quando l’anima, con il desiderio di ammettere queste comunicazioni, apre

la porta al demonio che la può ingannare con altre simili, che egli sa imitare e mascherare molto

bene in modo da farle sembrare buone. Come dice l’Apostolo, egli può mascherarsi da angelo di

luce (2Cor 11,14). Di questo, con l’aiuto di Dio, tratteremo in seguito, nel libro III, nel capitolo

dedicato alla gola spirituale.
 

8. È sempre bene, quindi, che l’anima respinga ad occhi chiusi questi fenomeni da qualunque parte

arrivino; se non lo facesse, offrirebbe spazio a quelli provenienti dal demonio e gli darebbe mano

libera tanto che, anziché ricevere quelli di Dio, essa riceverebbe quelli del demonio; questi ultimi si

moltiplicherebbero e quelli di Dio cesserebbero. L’anima, allora, giungerebbe ad avere tutto da

demonio e nulla da Dio. Così è accaduto a molte anime incaute e poco avvedute. Si sentivano tanto

sicure nell’accogliere questi fatti che molte di loro fecero non poca fatica per ritornare a Dio nella

purezza della fede. Alcune non vi riuscirono, perché gli inganni del demonio avevano gettato in loro

profonde radici. Per questo motivo è necessario chiudersi all’influsso di tali fenomeni e rifiutarli

tutti, perché in quelli cattivi si respingono gli inganni del demonio e in quelli buoni non si pone

ostacolo alcuno alla fede; così lo spirito può continuare a raccogliere i frutti che essi devono

produrre. Quando le anime accolgono tali favori, Dio, a poco a poco, non li concede più perché si

attaccano ad essi invece di approfittarne rettamente. Il demonio, al contrario, insinua e moltiplica i

suoi falsi favori, perché trova spazio e libero accesso nell’anima; ma se questa ne è distaccata e

contraria, il demonio a poco a poco si ritira, perché si accorge di non riuscire a causare danni; Dio,

invece, con le sue grazie, si fa sempre più presente in quell’anima umile e distaccata, dandole

autorità su molto, come al servo che era stato fedele nel poco (Mt 25,21).
 

9. Se in queste grazie l’anima continuerà ad essere fedele e distaccata, Dio non mancherà di

condurla, di grado in grado, sino all’unione e trasformazione in lui. Egli prova ed eleva l’anima a

poco a poco, concedendole inizialmente favori esteriori, ordinari, sensibili, proporzionati alla sua

scarsa capacità. In seguito, se essa si comporta come deve, prendendo questo primo nutrimento con

sobrietà per rafforzarsi e sostenersi, le offrirà un cibo più abbondante e migliore. Se essa saprà

vincere il demonio in questo primo stadio, passerà al secondo; e se lo vincerà nel secondo, passerà

al terzo e così, gradino dopo gradino, raggiungerà tutte e sette le mansioni, che sono i sette gradi

dell’amore, finché lo Sposo non la introdurrà nella cella vinaria (Ct 2,4) della sua perfetta carità.
 

10. Beata l’anima che saprà lottare contro l’apocalittica bestia dalle sette teste (Ap 12,3), contrarie a

questi sette gradi dell’amore, con le quali fa guerra contro questi gradi e lotta contro l’anima in

ognuna delle sette mansioni, ove essa si esercita per conquistare tutti i gradi dell’amore di Dio! Se

l’anima combatterà fedelmente in ciascuna mansione e vincerà, meriterà di salire, di grado in grado

o di dimora in dimora, fino all’ultima, dopo aver tagliato una dopo l’altra le sette teste che le

muovevano guerra spietata. Lo stesso san Giovanni, nel libro citato (Ap 13,7), dice che fu concesso

alla bestia di lottare contro i santi e di vincerli in ognuno di questi gradi d’amore, impiegando

contro ciascuno di essi tutte le armi e le munizioni necessarie. È molto triste, perciò, constatare che

parecchie persone, dopo aver intrapreso questa battaglia spirituale contro la bestia, non sappiano

tagliarle nemmeno la prima testa, perché non vogliono rinunciare ai beni sensibili di questo mondo.

Alcuni, poi, che si decidono a tagliare la prima testa, non riescono a fare altrettanto con la seconda,

perché non rinunciano alle visioni sensibili, di cui sto parlando. Ma la cosa ancora più triste è

constatare che alcuni, essendo riusciti a tagliare non solo la prima e la seconda testa, ma anche la

terza – respingendo le percezioni dei loro sensi interni, oltrepassando lo stadio della semplice

meditazione e spingendosi molto più avanti –, quando stanno per entrare nella zona del puro spirito,

vengono sconfitti dalla bestia. Questa, allora, riesce a risollevare e risuscitare contro di loroaddirittura la prima testa. E così la condizione finale risulta peggiore della prima, a causa della

ripresa della bestia, che prende con sé altri sette spiriti peggiori (Lc 11,26).
 

11. L’uomo spirituale deve, quindi, respingere tutte le percezioni accompagnate dai piaceri

temporali, derivanti dai sensi esterni, se vuole tagliare la prima e la seconda testa della bestia; potrà,

così, entrare nella prima dimora dell’amore e nella seconda della fede viva, non accogliendo nulla

che provenga dai sensi, che lo allontanano molto dalla fede.
 

12. È, dunque, chiaro che queste visioni e rappresentazioni sensibili non potranno essere un mezzo

adeguato per raggiungere l’unione divina, perché non sono proporzionate a Dio. Uno dei motivi per

cui Cristo non voleva che la Maddalena (Gv 20,17) e san Tommaso (Gv 20,29) lo toccassero era

proprio questo. Si capisce, allora, come il demonio sia molto soddisfatto quando un’anima voglia

ricevere rivelazioni e mostri inclinazioni per esse, perché in tal caso essa gli offre una facile

occasione per insinuare errori ed allontanarla dalla fede il più possibile. Infatti, come ho già detto,

l’anima che cerca tali rivelazioni si allontana da questa virtù e a volte cade anche in tentazioni e

presunzioni.
 

13. Mi sono un po’ dilungato sulle percezioni provenienti dai sensi esterni, allo scopo di far luce

sulle altre manifestazioni che ora tratterò. Ma su questo argomento ci sarebbe così tanto da dire che

non finirei mai. Capisco di essere stato anche fin troppo breve, ma credo sufficiente quanto ho detto

e vorrei ripetere di avere sempre molta cura nel respingere tali comunicazioni, facendo eccezione

solo per qualcuna e dietro parere di persona molto esperta; ma anche in questo caso non bisogna

mai desiderarle.