CAPITOLO 13
 

1. In questa notte arida e oscura l’anima si libera anche dalle imperfezioni che

provengono dall’avarizia spirituale. Essa bramava ora questo ora quell’altro bene

spirituale; non si sentiva mai soddisfatta di alcuni esercizi di pietà, a motivo del

desiderio delle dolcezze e delle soddisfazioni che trovava in essi. Ora, invece, in questa

notte arida e oscura è completamente trasformata. Non trovandovi più le gioie e i piaceri

di prima, ma piuttosto disgusto e fatica, pratica le sue devozioni con tanta calma che

potrebbe forse peccare per difetto, laddove in passato peccava per eccesso. Ciò

nonostante, l’anima che è introdotta in questa notte riceve abitualmente da Dio umiltà e

spirito di prontezza, perché compia solo per amore e senza consolazioni quanto Dio le

comanda. Così essa si distacca da molte imperfezioni, nelle quali in passato trovava le

sue compiacenze.
 

2. Va aggiunto, altresì, che le aridità e il disgusto della parte sensitiva, che l’anima

prova nelle pratiche di pietà, la liberano da quelle impurità di cui si parlava a proposito

della lussuria spirituale; dicevo, infatti, che queste miserie comunemente derivano dalle

compiacenze che dallo spirito si riversano sui sensi.
 

3. Delle imperfezioni relative alla gola spirituale, quarto vizio capitale, di cui l’anima si

purifica in questa notte, se n’è parlato a suo tempo, anche se non sono state elencate

tutte perché innumerevoli. Non ne parlerò, dunque, qui, perché vorrei concludere con

questa notte per passare all’altra, circa la quale ho da esporre importanti insegnamenti e

una dottrina profonda. Per farsi un’idea degli innumerevoli vantaggi che, oltre a quelli

già elencati, l’anima ottiene in questa notte contro il vizio della gola spirituali, basti dire

che si libera da tutte le imperfezioni che ho elencato e da molti altri gravi danni e vizi

detestabili di cui non ho detto nulla. In tali imperfezioni sono cadute molte persone, di

cui ho avuto esperienza, perché non hanno corretto il vizio della gola spirituale. Infatti

Dio, in quest’arida e oscura notte in cui introduce l’anima, tiene a freno la sua

concupiscenza e i suoi appetiti, di modo che essa non può cibarsi di alcun gusto o

piacere sensibile per cose celesti o terrene. Così l’anima prosegue in questo cammino in

modo da rimanere sottomessa, trasformata e mortificata nella concupiscenza e negli

appetiti. Le sue passioni e la sua concupiscenza hanno perso la loro forza, mentre la loro

attività, non essendo più alimentata dai piaceri precedenti, è ormai senza vigore, come

quando i condotti delle mammelle s’inaridiscono perché non si spreme più il latte. Una

volta soggiogate le passioni, l’anima, oltre ai vantaggi suddetti, ne acquista altri

meravigliosi grazie a questa sobrietà spirituale. In verità, sedate le passioni e spenta la

concupiscenza, l’anima vive nella pace e nella tranquillità spirituale, perché dove non

regnano più le passioni e la concupiscenza non c’è più turbamento, ma solo la pace e le

consolazioni divine.
 

4. Da ciò deriva un secondo vantaggio, ed è il sentimento abituale della presenza di Dio,

accompagnato dal timore di tornare indietro, come ho detto, nel cammino spirituale. Il

24presente vantaggio è molto prezioso e certamente non il più piccolo in mezzo a

quest’aridità e purificazione dei sensi, perché l’anima si purifica e si libera dalle

imperfezioni che le si attaccano per mezzo delle passioni e degli affetti, che per loro

natura la indeboliscono e la offuscano.
 

5. In questa notte c’è un altro vantaggio molto grande, ed è che l’anima si esercita

contemporaneamente nella pratica di più virtù. Si esercita nella pazienza e nella

longanimità, a motivo dell’abbandono e dell’aridità, quando occorre perseverare nelle

pratiche di pietà senza cercare gusto o consolazione. Si esercita, altresì, nella carità

verso Dio, perché non è mossa dal gusto piacevolmente attraente che trova nelle opere,

ma solo da Dio. Allo stesso modo pratica anche la virtù della fortezza, perché nelle

difficoltà e nei disgusti che contrastano la sua attività, prende forza dalla sua debolezza

e diviene più energica. In breve, tutte le virtù teologali, cardinali e morali agiscono sia

sul corpo che sullo spirito durante quest’aridità.
 

6. Questa notte, dunque, produce nell’anima i vantaggi che ho detto, cioè il diletto della

pace, il ricordo abituale e attento di Dio, il candore e la purezza dell’anima e la pratica

delle virtù. Ciò è quanto Davide ha sperimentato personalmente, trovandosi in questa

notte. Ne parla nei termini seguenti: Io rifiuto ogni conforto; mi ricordo di Dio e gemo,

medito e viene meno il mio spirito. E subito aggiunge: Un canto nella notte mi ritorna

nel cuore; rifletto e il mio spirito si va interrogando su tutte le affezioni (Sal 76,3-4.7).
 

7. Per quanto riguarda le imperfezioni degli altri tre vizi spirituali di cui ho parlato, e

che sono l’ira, l’invidia e l’accidia, in quest’aridità dell’appetito l’anima se ne purifica e

acquisisce le virtù contrarie. Difatti, temperata e umiliata da queste aridità e difficoltà e

da altre tentazioni e fatiche di questa notte in cui talvolta Dio la esercita, diventa mite

con Dio e con se stessa e anche con il prossimo; così non si agita per le proprie

mancanze, né per quelle altrui si irrita contro il prossimo, né si disgusta o si lamenta

inopportunamente con Dio perché non la rende buona in fretta.
 

8. Contro ogni reale invidia, pratica la carità verso gli altri. E se prova qualche invidia,

non si tratta di invidia viziosa come la precedente, quando soffriva perché altri le erano

preferiti o erano più virtuosi di lei. Ora, invece, si dà per vinta, vedendosi tanto

miserabile; e l’invidia che prova, se la prova, è virtuosa, perché desidera imitarli, e

questa virtù è profonda.
 

9. Quanto all’accidia e al tedio che l’anima prova nelle cose spirituali, non sono viziosi

come prima. Difatti, in passato, questi sentimenti provenivano dai gusti spirituali che a

volte provava e che desiderava avere quando li provava; mentre ora questo tedio non

procede dal gusto imperfetto, perché Dio le ha tolto tale gusto in rapporto a tutte le cose

create in questa purificazione dei sensi.
 

10. Oltre a questi vantaggi appena elencati, ve ne sono innumerevoli altri che l’anima

acquista attraverso quest’arida contemplazione. Difatti, in mezzo alle aridità e angustie,

molte volte, quando meno se l’aspetta, Dio comunica all’anima soavità spirituale, amore

purissimo e conoscenze spirituali, a volte molto elevate, ognuna delle quali è più

vantaggiosa e preziosa di quelle gustate prima. Ma occorre dire che l’anima agli inizi

non la pensa così, perché la comunicazione spirituale a lei accordata è elevata per

natura, ragion per cui i sensi non possono percepirla.


11. In conclusione, a questo punto, più l’anima si purifica dagli affetti e dai desideri

sensitivi, più acquista libertà di spirito, nella quale si sviluppano i dodici frutti dello

Spirito Santo. In questo stato si libera straordinariamente dalle mani dei suoi tre nemici,

che sono il mondo, il demonio e la carne; infatti, scomparendo il sapore e il gusto

sensibile per le cose, né il demonio né il mondo né la sensualità hanno armi o forze

contro lo spirito.
 

12. Queste aridità, dunque, fanno avanzare l’anima nella via del puro amore per Dio.

Difatti essa non è più spinta ad agire perché influenzata dal gusto o dal sapore che

provava nelle sue azioni, come forse faceva prima, ma solo per far piacere a Dio. Non è

più arrogante né ammette soddisfazioni sul piano personale, come forse era abituata

all’epoca della prosperità. Al contrario, è divenuta timorosa e sospettosa di sé e non

cerca più soddisfazione in se stessa; insomma, vive nel santo timore di Dio, che

conserva e accresce le virtù. L’aridità, inoltre, spegne anche le concupiscenze e gli

slanci della natura, come ho detto; in questo stato, infatti, se Dio a volte non le

concedesse qualche gioia, difficilmente l’anima potrebbe procurarsi con tutta la sua

diligenza una gioia o un piacere sensibile nelle sue opere o pratiche di pietà, come ho

già detto.
 

13. In questa notte arida cresce l’attenzione per Dio e l’ardente desiderio di servirlo.

Inaridendosi la fonte della sensualità, che nutriva l’accattivante cupidigia, all’anima

resta soltanto, nel distacco assoluto, un ardente desiderio di servire Dio. Tale sentimento

è molto gradito a Dio, perché, come dice Davide, uno spirito contrito è sacrificio a Dio

(Sal 50,19).
 

14. Poiché l’anima capisce che in quest’arida purificazione, che ha attraversato, ha

ottenuto tanti e così preziosi vantaggi, come ho detto, non stupisce molto che nella

strofa che sto spiegando esclami: Oh, sorte fortunata! Uscii, né fui notata, cioè mi

liberai dai lacci e dalla soggezione in cui mi tenevano i miei appetiti sensibili e i miei

affetti, senza essere notata, senza che i tre suddetti nemici me lo potessero impedire.

Infatti sono gli appetiti e i vani piaceri che con i loro legami imprigionano l’anima e le

impediscono di uscire da sé e di attingere nella libertà l’amore di Dio; ma privati dei

legami, di cui sopra, essi non possono combattere l’anima.
 

15. Perciò, quando, attraverso una continua mortificazione, si sedano le quattro passioni

dell’anima, che sono la gioia, il dolore, la speranza e il timore; quando si addormentano

gli appetiti naturali della sensualità attraverso un’aridità costante, allora i sensi e le

potenze interne si stabiliscono in un’armonia perfetta, perché cessano le loro operazioni

discorsive che, come ho detto, costituiscono tutto il mondo interiore della parte

sensitiva, che qui l’anima chiama sua casa: allora essa può dire: stando la mia casa al

sonno abbandonata.