CAPITOLO 7
Ove si parla delle imperfezioni che provengono dall’invidia e dall’accidia spirituale.
1. Anche per quanto riguarda gli altri due vizi, che sono l’invidia e l’accidia spirituale, i
12principianti cadono in molte imperfezioni. Quanto all’invidia, di solito porta molti di
loro a essere gelosi del bene spirituale altrui; provano una pena visibile quando vedono
gli altri più avanti nel cammino spirituale e non vorrebbero che venissero lodati, perché
le loro virtù li rattristano; a volte non possono sopportare questo fatto, al punto che
oppongono il contrario, confutando come possono le lodi: crepano, come si dice,
d’invidia. Si affliggono perché non vengono lodati come quelli e vorrebbero essere
preferiti in tutto. Ma questi sentimenti sono estremamente contrari alla carità che, come
dice san Paolo, si compiace della verità (1Cor 13,6); e se prova qualche invidia, si tratta
d’invidia santa. Anzi, chi possiede la carità si rammarica di non avere le virtù degli altri.
È contento che gli altri le abbiano ed è felice che gli altri siano superiori a lui, perché
servono Dio molto meglio.
2. Anche per quel che riguarda l’accidia spirituale, abitualmente i principianti si
annoiano negli esercizi spirituali più elevati, anzi li evitano, perché li trovano contrari
alle consolazioni sensibili. Poiché nelle cose spirituali sono molto attratti dalle dolcezze,
quando non ve le trovano si annoiano a morte. Se talvolta non sentono nella preghiera la
soddisfazione richiesta dal loro gusto – occorre pure che alla fine Dio li privi della
soddisfazione e li metta alla prova –, non vorrebbero più ritornarvi; altre volte
l’abbandonano o vi vanno di malavoglia. Così, cedendo all’accidia, non imboccano il
cammino della perfezione, che consiste nella rinuncia alla propria volontà e nel piacere
a Dio, e seguono invece quello della gioia e della soddisfazione della loro volontà. In
questo modo cercano la soddisfazione personale più che la volontà di Dio.
3. Molti di loro desiderano che Dio voglia ciò che essi vogliono; si rattristano per essere
obbligati a volere ciò che vuole Dio, provando ripugnanza a conformare la loro volontà
a quella di Dio. Molte volte arrivano a pensare che ciò a cui non sono portati e in cui
non provano gusto non sia volontà di Dio; al contrario, quando si sentono soddisfatti,
credono che lo sia anche Dio. Riducono Dio alla propria misura, anziché conformarsi a
lui. Invece il Signore nel vangelo insegna proprio il contrario, quando afferma che chi
vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia,
la troverà (Mt 16,25).
4. I principianti mostrano persino intolleranza quando viene comandato qualcosa che
dispiace a loro. Lasciandosi guidare dal piacere e dalle delizie dello spirito, sono molto
fiacchi di fronte allo sforzo e alla fatica richieste dalla perfezione. Sono simili a coloro
che si nutrono di cose elevate, ma rifuggono con tristezza da ogni asperità; si
scandalizzano della croce, nella quale si trovano tutte le delizie spirituali. Al contrario,
le realtà, quelle più spirituali, procurano loro solo disgusto, perché pretendono di
camminare a modo loro nelle vie dello spirito e di seguire i capricci della loro volontà.
Per tutti questi motivi provano una profonda tristezza e una grande ripugnanza ad
imboccare la via angusta che conduce alla vita, di cui parla Cristo (Mt 7.14).
5. Basti per ora aver parlato di queste tra le molte imperfezioni in cui cadono i
principianti nel primo stadio. Ciò dimostra quanto sia necessario che Dio li collochi
nello stato dei proficienti. Tale passaggio si realizza quando vengono introdotti nella
notte oscura, di cui parlerò tra poco. Nel corso di questa purificazione il Signore li
distacca da tutti i gusti e le delizie, per poi immergerli nell’aridità pura e nelle tenebre
interiori. In questo modo li purifica da tutte le loro imperfezioni e infantilismi, perché
acquistino la virtù per vie molto diverse. Infatti, anche se i principianti si dedicheranno a
13una dura mortificazione di sé in tutte le loro azioni e passioni, non vi riusciranno né in
parte né in tutto finché Dio non realizzerà tale trasformazione passivamente e
purificherà l’anima nella suddetta notte oscura. Ma perché possa dire qualcosa di utile
su di essa, voglia Dio concedermi la sua divina luce. Questa mi è proprio necessaria per
parlare di una notte così oscura e per trattare di un argomento così difficile a spiegare e
a far comprendere. Ecco, dunque, il verso: In una notte oscura.