CAPITOLO 14
 

1. Quando la casa della sensualità è ormai acquietata, cioè mortificata, le sue passioni

sedate, gli appetiti sopiti e addormentati, per mezzo della beata notte della purificazione

dei sensi, allora l’anima è uscita. In realtà, essa comincia a percorrere la via dello

spirito, che è quella dei proficienti o di coloro che sono già avanzati. Tale cammino si

26chiama anche via illuminativi o della contemplazione infusa. È qui dove Dio nutre

l’anima di se stesso e la ristora, senza che essa vi contribuisca con i suoi ragionamenti o

collaborazione alcuna. Questa è, come ho detto, la notte o purificazione dei sensi, una

notte che non è attraversata da un gran numero di persone. Infatti sono pochi quelli che

ordinariamente l’attraversano, per poi entrare nell’altra notte più terribile dello spirito

fino a raggiungere l’unione d’amore con Dio. Di solito è accompagnata da terribili

tribolazioni e tentazioni nei sensi. È una prova che dura a lungo, in alcuni più, in altri

meno. Alcuni sono assaliti dall’angelo di Satana (2Cor 12,7), un vero e proprio spirito

di fornicazione, che frusta i loro sensi con odiose e possenti tentazioni, oppure tormenta

il loro spirito con brutti pensieri e la loro immaginazione con rappresentazioni molto

vive nella fantasia, infliggendo loro maggior dolore della stessa morte.
 

2. A volte coloro che attraversano questa notte sono tentati dallo spirito di bestemmia:

tutti i loro pensieri e concetti sono attraversati da esecrande parole blasfeme. Anzi molte

volte vengono suggerite all’immaginazione con tanta forza da indurli quasi a

pronunciarle, procurando loro grande tormento.
 

3. Altre volte essi vengono assaliti da un altro detestabile spirito che Isaia chiama

spiritus vertiginis, spirito di smarrimento (Is 19,14). Tale spirito mira non tanto a farli

peccare, quanto a metterli alla prova. Questo spirito offusca talmente i loro sensi da

riempirli di mille scrupoli e perplessità tanto intricate per il loro animo che non si

sentono soddisfatti di niente né sono capaci, secondo il loro giudizio, di seguire il

consiglio e i suggerimenti di altri. Ciò costituisce uno dei più gravi tormenti e orrori di

questa notte, molto simile a quanto avverrà nella notte dello spirito.
 

4. Di solito Dio invia simili tempeste e prove in questa notte e purificazione sensitiva a

coloro che, come dico, deve introdurre più tardi nell’altra notte, anche se non tutti vi

arrivano. Quando sono provati e tartassati in questo modo, essi si esercitano, si

preparano e adattano i loro sensi e le loro facoltà all’unione con la Sapienza, ove

saranno accolti in quella notte. Se l’anima non è tentata, esercitata e messa alla prova

con pene e sofferenze, non può affinare i suoi sensi per accogliere la sapienza. Per

questo l’Ecclesiastico dice: Chi non è stato tentato, che sa mai? Chi non ha subito

prove, conosce poco (Sir 34,11 e 10). Di questa verità rende testimonianza anche

Geremia quando afferma: Tu mi hai castigato e io ho imparato (Ger 31,18). Ora, la

correzione più sicura per introdurre l’anima nella sapienza divina è data dalle prove

interiori di cui sto parlando. Sono proprio quelle più dure a purificare i sensi da tutte le

soddisfazioni e consolazioni a cui erano attaccati per naturale debolezza. Se a questo

punto l’anima è veramente umiliata, lo è in vista dell’esaltazione cui è destinata.
 

5. Non si può dire con esattezza quanto tempo l’anima trascorra in questo digiuno e

penitenza dei sensi, perché non tutti subiscono le stesse tentazioni né alla stessa

maniera. Ciò dipende dalla volontà di Dio. Questi, in base alle maggiore o minore

imperfezione che dev’essere purificata in ciascun’anima, come pure in base al grado

d’amore unitivo al quale intende elevarla, la umilierà più o meno intensamente o più o

meno a lungo. Nondimeno, la purificazione di coloro che sono più forti e più capaci di

sopportare la sofferenza è più intensa e più rapida. Al contrario, i più deboli sono molto

meno provati e tentati, ma restano più a lungo in questa notte. Di solito il Signore

concede loro qualche consolazione sensibile, perché non tornino indietro. In questo

modo essi arrivano tardi alla purezza perfetta in questa vita, anzi alcuni non vi arrivano

27affatto, perché non sono completamente immersi in questa notte né sono fuori di essa.

Sebbene non procedano oltre, tuttavia, perché si mantengano nell’umiltà e nella

conoscenza di sé, Dio li esercita per qualche tempo o per qualche giorno in quelle

tentazioni e aridità; di tanto in tanto li sostiene con alcune consolazioni, perché non

perdano coraggio e non tornino a cercare i piaceri del mondo. Con altre anime ancora

più deboli Dio si comporta ora mostrandosi e ora nascondendosi per esercitarle nel suo

amore, perché senza tali assenze non imparerebbero mai ad avvicinarsi a lui.
 

6. Quanto alle anime che devono arrivare al beato e sublime stato dell’unione d’amore,

per quanto presto Dio ve le conduca, di solito restano molto a lungo nelle aridità e nelle

prove, come dimostra l’esperienza. Ma ora è il momento di cominciare a parlare della

seconda notte.