CAPITOLO 3
Osservazioni su quanto segue.
1. Le persone spirituali hanno fatto dei progressi, dunque, durante il tempo trascorso a
nutrire i loro sensi di dolci comunicazioni. Così la parte sensitiva, attratta e invogliata
dalle delizie della parte spirituale, si adegua e si unisce ad essa. L’una e l’altra si cibano,
ognuna a suo modo, dello stesso alimento spirituale; lo prendono dalla stessa fonte e lo
offrono a un solo e unico soggetto. Congiunti in qualche maniera, il senso e lo spirito
sono insieme pronti a soffrire la dura e penosa purificazione dello spirito che li attende.
È qui dove le due parti dell’anima, la spirituale e la sensitiva, devono essere purificate
completamente, perché la purificazione dell’una non avviene mai senza che anche
l’altra venga purificata, e quella del senso non è efficace se non è veramente cominciata
quella dello spirito. Questo è il motivo per cui quella che si è chiamata notte dei sensi si
può e si deve chiamare riforma e imbrigliamento degli appetiti piuttosto che
purificazione. Questo perché tutte le imperfezioni e i disordini della parte sensitiva
hanno la loro forza e la loro radice nello spirito, dove si formano tutte le abitudini buone
e cattive; quindi, finché queste non vengono purificate, non potranno mai essere
purificate completamente nemmeno le ribellioni e i vizi dei sensi.
2. Nella notte, di cui sto per parlare, la parte sensitiva e quella spirituale vengono
purificate allo stesso tempo. Per questo motivo è stato conveniente che il senso passasse
attraverso la riforma della prima notte, al fine di ricuperare la quiete che da essa deriva.
Una volta unito allo spirito, si purificano in qualche modo insieme e sopportano con più
forza le sofferenze. Per sostenere una purificazione così dolorosa e aspra, occorre una
31disposizione tale che, se la debolezza della parte inferiore non fosse stata prima
riformata e non avesse acquistato forza in Dio, nel dolce e piacevole rapporto con lui,
non avrebbe mai avuto la forza e la capacità di affrontare una sì grande sofferenza.
3. Ma il modo di comportarsi di questi proficienti con Dio è ancora molto grossolano e
molto naturale. L’oro del loro spirito non è ancora purificato e lucidato. Per questo
pensano di Dio come bambini e parlano di Dio come bambini e ragionano e sanno di
Dio come bambini, come dice san Paolo (1Cor 13,11), perché non sono ancora
pervenuti alla perfezione, cioè all’unione dell’anima con Dio. È in forza di quest’unione
che essi diventano grandi. Una volta investiti dallo Spirito divino, essi compiono grandi
opere, perché ormai le loro opere e le loro facoltà sono più divine che umane, come dirò
in seguito. Dio vuole effettivamente spogliarli del vecchio uomo e rivestirli dell’uomo
nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza a immagine del suo Creatore, come
dice san Paolo (Col 3,10). Il Signore opera la spoliazione delle loro facoltà, dei loro
affetti e sentimenti, sia spirituali che sensibili, sia esteriori che interiori. Lascia al buio
l’intelletto, arida la volontà e vuota la memoria; getta gli affetti dell’anima nella più
profonda afflizione, nell’amarezza e nell’angustia; priva l’anima del sentimento e del
gusto che essa provava precedentemente nei beni spirituali. Tale privazione è una delle
condizioni richieste perché s’introduca nell’anima e si unisca ad essa la forma spirituale
dello spirito che è l’unione d’amore. Ciò è quanto il Signore opera in essa per mezzo
della pura e oscura contemplazione, come lo dà a intendere la prima strofa. Anche se
essa è stata già spiegata quando si è parlato della prima notte, quella dei sensi, l’anima
deve comprenderla soprattutto attraverso questa seconda notte, quella dello spirito, che
costituisce la parte principale della purificazione dell’anima. È per questo motivo che la
ripropongo e la spiego un’altra volta.