CAPITOLO 14


1. Questa sorte fortunata è stata tale a motivo di quello che l’anima dice

immediatamente dopo, nei versi successivi: uscii, né fui notata, / stando la mia casa al

sonno abbandonata. Qui viene adoperata una metafora. Per meglio realizzare il suo

progetto, l’anima esce nottetempo di casa, al buio, mentre tutti sono addormentati così

che nessuno possa frapporle alcun ostacolo. Per compiere un atto così eroico e

straordinario, come quello di unirsi con il suo Amato divino, l’anima deve, dunque,

uscire fuori, perché l’Amato si trova solo fuori, nella solitudine. Per questo, anche la

sposa del Cantico, che desiderava incontrarlo da solo, diceva: Oh, se tu fossi mio

fratello… trovandoti fuori ti potrei baciare e nessuno potrebbe disprezzarmi! (Ct 8,1).

L’anima innamorata, per raggiungere il suo scopo ambito, deve fare altrettanto, cioè

uscire di notte, mentre tutti quelli di casa sua sono addormentati e tranquilli, cioè mentre

tutte le operazioni imperfette, le passioni e gli appetiti dell’anima sono addormentati e

pacificati da questa notte; essi infatti sono quella gente di casa che, se sveglia, disturba

sempre l’anima nel raggiungimento di questi beni, opponendosi alla libertà che si

prende di fare a meno di tali beni. Questi sono i familiari, di cui parla nostro Signore nel

vangelo, dicendoli nemici dell’uomo (Mt 10,36). È opportuno, dunque, che le loro

operazioni, come anche i loro movimenti, siano addormentati in questa notte, perché

non impediscano all’anima il conseguimento dei beni soprannaturali dell’unione

d’amore con Dio, cosa che non può accadere finché sono attivi e operanti. Tutta la loro

attività naturale, infatti, è di ostacolo e non di aiuto per ricevere i beni spirituali

dell’unione d’amore. Perciò nessuna capacità naturale è in grado di procurare i beni

soprannaturali che solo Dio può infondere nell’anima passivamente, segretamente e in

silenzio. Occorre, dunque, che tutte le potenze dell’anima restino passive per poter

ricevere quest’infusione, senza interporre la loro attività imperfetta e le loro basse

inclinazioni.
 

2. Pertanto è stata una sorte fortunata per l’anima il fatto che Dio abbia addormentato,

durante questa notte, tutta la gente di casa, cioè tutte le sue potenze, le sue passioni, i

suoi affetti e i suoi appetiti che vivono nella sua parte sensitiva e spirituale. In questo

modo l’anima è potuta uscire senza essere notata, cioè senza venire ostacolata da tali

affetti, ecc., che erano addormentati e mortificati in questa notte, nella quale sono stati

lasciati al buio perché non potessero osservare né sentire secondo le loro modalità

imperfette e naturali e neppure potessero impedire all’anima di uscire da sé e dalla casa

della sensualità. È potuta, così, arrivare all’unione spirituale del perfetto amore di Dio.
 

3. Che sorte fortunata è per l’anima potersi liberare dalla casa della sensualità! Secondo

me, l’anima se ne può fare un’idea esatta solo se è passata per questa esperienza. Essa

vede chiaramente in quale infelice schiavitù si trovava e a quante miserie l’assoggettava

54l’attività delle sue potenze e dei suoi appetiti. Essa conosce, altresì, che la vita dello

spirito è la vera vita e il tesoro che racchiude in sé beni inestimabili, come si dirà tra

poco nelle strofe che seguono. A quel punto si vedrà più chiaramente quanta ragione

abbia l’anima di cantare come una sorte fortunata il passaggio attraverso questa notte

terribile di cui si sta parlando.