CAPITOLO 1
Ove si comincia a parlare della notte oscura dello spirito. Si indica, altresì, il momento in cui ha inizio.
1. Quando Dio vuol far progredire un’anima, non la pone nella notte dello spirito
appena è uscita dalle aridità e dalle prove della prima purificazione o notte dei sensi. Di
solito passa molto tempo, a volte anni, prima che l’anima, superato lo stato dei
principianti, si eserciti in quello dei proficienti. Simile a colui che è uscito da un angusto
carcere, l’anima avanza nelle cose di Dio con molta maggiore facilità e soddisfazione,
insieme a una gioia più abbondante e intima, di quanto non avesse fatto agli inizi, prima
di entrare nella notte dei sensi. Ormai la sua immaginazione e le sue facoltà non sono
più condizionate, come prima, dal ragionamento e dalle preoccupazioni spirituali,
perché con grande facilità trova subito in sé una contemplazione molto serena e piena
d’amore, come pure un piacere spirituale senza alcun bisogno di ragionare. Tuttavia la
purificazione dell’anima non è ancora compiuta, perché le manca la fase principale, che
è quella dello spirito. Se questa non si verifica – tra l’una e l’altra c’è relazione di
continuità, dato che avvengono nello stesso soggetto –, anche la purificazione dei sensi,
per quanto profonda sia stata, risulta incompiuta e imperfetta. Così l’anima non
mancherà, di tanto in tanto, di passare attraverso abbandoni, aridità, tenebre e angosce, a
volte anche più intense che in passato. Sono come presagi e messaggeri della futura
notte dello spirito. Non durano però quanto la notte che si aspetta, ragion per cui,
trascorso un periodo o alcuni giorni di questa notte tempestosa, l’anima ritorna alla sua
abituale serenità. In questo modo Dio purifica alcune anime che non devono arrivare
all’alto grado d’amore come le altre; a volte, e a intervalli, le fa passare per questa notte
di contemplazione e purificazione spirituale; spesso le fa passare dalle tenebre della
notte alla luce del giorno. È in questo modo che si avvera quanto afferma Davide, che
cioè Dio getta la sua grandine, ossia la sua contemplazione, come briciole (Sal 147,17),
sebbene questi chicchi di oscura contemplazione non siano mai penetranti come quelli
dell’orrenda notte della contemplazione – di cui sto per parlare – nella quale Dio
introduce di proposito l’anima per elevarla all’unione con sé.
2. Il godimento intimo, che con abbondanza e facilità i proficienti provano e gustano nel
loro spirito, viene loro comunicato più copiosamente che in passato, riversandosi nei
sensi più di quanto non accadesse prima della purificazione dei sensi. Difatti, quanto più
i sensi sono purificati, con tanta maggiore facilità possono gustare a modo loro le gioie
dello spirito. In definitiva, poiché la parte sensitiva dell’anima è debole e inadeguata
alle forti impressioni dello spirito, ne deriva che i proficienti, data l’espansione dello
spirito sulla parte sensitiva, provano in questa numerose debolezze, sofferenze in
genere, languore di stomaco e affanni spirituali. Ciò è quanto dice il Saggio in questi
termini: Un corpo corruttibile appesantisce l’anima (Sap 9,15). Di conseguenza, le
comunicazioni dello spirito non possono essere molto forti né troppo intense né molto
spirituali, come invece devono essere quelle per l’unione con Dio, perché partecipano
della debolezza e della corruzione dei sensi. Tutto questo spiega i rapimenti, le estasi, le
slogature di ossa che si verificano ogni volta che le comunicazioni non sono soltanto
29spirituali, cioè fatte al solo spirito, come nel caso dei perfetti. Essendo già stati purificati
nella seconda notte dello spirito, in loro non si verificano più estasi e tormenti del corpo.
Ormai godono della libertà di spirito, senza che i loro sensi ne siano offuscati o
strapazzati.
3. Per ben comprendere la necessità, in cui si trovano i proficienti, di entrare in questa
notte dello spirito, annoterò qui sotto alcune imperfezioni e pericoli a cui sono esposti.