CAPITOLO 16


Ove si spiega come l’anima, benché nelle tenebre, avanzi sicura.


1. Ho già detto che l’oscurità, di cui parla qui l’anima, si riferisce agli appetiti e alle

potenze sensitive, interiori e spirituali; tutte, infatti, in questa notte rimangono all’oscuro

relativamente alla loro luce naturale, così che, purificate da questa, possano essere

illuminate dalla luce soprannaturale. Gli appetiti sensitivi e spirituali sono addormentati

e mortificati, non possono gustare cose divine né umane; le affezioni dell’anima,

oppresse e soffocate, non possono muoversi verso di esse né trovare appiglio in nulla;

l’immaginazione è imbrigliata e incapace di formulare un ragionamento appropriato; la

memoria è esaurita; l’intelletto, ottenebrato, non comprende nulla; anche la volontà è

arida, oppressa; tutte le potenze sono nel vuoto assoluto e rese inutili; ma più di tutto

grava sull’anima una spessa e pesante nube che la tiene nell’angoscia e lontana da Dio.

55Per questo l’anima dice di camminare al buio e più sicura.
 

2. Il motivo di questa situazione è spiegato con molta chiarezza. Abitualmente, l’anima

sbaglia solo quando segue i suoi appetiti o le sue inclinazioni, i suoi ragionamenti, le

sue conoscenze, le sue affezioni; in questi casi essa pecca per eccesso o per difetto;

indulge a cambiamenti o si lascia andare a spropositi; in breve, inclina verso ciò che non

conviene. Risulta quindi chiaro che, una volta sospese tutte queste operazioni e questi

movimenti, l’anima è al sicuro dal pericolo di seguirli nei loro errori. Non solo si libera

da se stessa, ma altresì dagli altri nemici, che sono il mondo e il demonio, i quali, una

volta soffocati gli affetti e le operazioni dell’anima, non le possono fare guerra in

nessun altro modo.
 

3. Per questo, quanto più l’anima si muove, nella notte oscura, libera dalle sue

operazioni naturali, tanto più procede sicura. Difatti, come scrive il profeta, la

perdizione dell’anima viene da lei medesima – cioè dalle sue operazioni e dagli appetiti

interiori e sensitivi – mentre il bene, dice il Signore, solo da me (Os 13,9 Volg.). Così,

una volta che l’anima si astiene dalle sue miserie, sarà pronta ad accogliere i beni che

l’unione con Dio produrrà nelle sue potenze e facoltà, rendendole divine e celestiali.

D’altra parte, fin quando dura il periodo delle tenebre, se l’anima ci bada, sarà in grado

di vedere molto chiaramente quanto poco le sue potenze e le sue facoltà si perdano

dietro a cose inutili o dannose e quanto essa sia al riparo dalla vanagloria, dalla

superbia, dalla presunzione e dalla falsa gioia e da molte altre miserie. Di conseguenza,

quando l’anima attraversa questa notte oscura, non solo non si perde, ma ne trae grande

profitto perché avanza nelle virtù.
 

4. A questo punto, però, si presenta una domanda: se le cose soprannaturali per loro

natura fanno bene all’anima, la fanno avanzare e le danno sicurezza, perché Dio

annebbia le sue potenze e facoltà così che essa non possa godere di quelle cose

soprannaturali né servirsene, come per gli altri beni, anzi di meno? La risposta è

semplice. È opportuno che, in questo stato, le potenze e le facoltà non siano attive né

desiderino le cose spirituali, perché sono impure, imperfette e molto naturali; quindi,

anche se fosse loro concesso di assaporare le cose soprannaturali e divine, non

potrebbero approfittarne se non in maniera molto imperfetta e naturale, cioè conforme

alla loro struttura. Il Filosofo, infatti, afferma: Ognuno riceve una cosa secondo le

capacità della propria natura. Questo è il motivo per cui, non avendo le potenze

naturali né purezza né forza né capacità per poter ricevere e gustare le cose

soprannaturali in conformità alla natura di queste, cioè divinamente, ma solo secondo la

propria che è umana e imperfetta, è opportuno che vengano immerse nelle tenebre anche

riguardo alle cose divine. Una volta divezzate, purificate, ridotte a nulla, liberate dal

loro modo imperfetto e umano di ricevere e agire, tali potenze e facoltà saranno in grado

di ricevere, sentire e gustare le realtà divine e soprannaturali in modo elevato e perfetto;

ma questo non può accadere se prima non muore l’uomo vecchio (Col 3,9).
 

5. Da ciò si deduce che ogni dono spirituale, se non viene dall’alto e discende dal Padre

della luce (Gc 1,17) sul libero arbitrio e sulla volontà umana, non viene gustato

divinamente e spiritualmente, ma umanamente e naturalmente – come del resto tutte le

altre cose – dal gusto e dalle potenze. Anche se l’uomo eserciterà il suo gusto e le sue

potenze per arrivare fino a Dio, non riuscirà mai a gustarne le dolcezze, perché i beni

non vanno dall’uomo a Dio, ma da Dio all’uomo. A tale proposito, se non fosse fuori

56luogo, potrei spiegare qui come molte persone siano felici di riferire a Dio o ai beni

spirituali i gusti, gli affetti e le attività delle loro facoltà, pensando che tutto ciò sia

soprannaturale e spirituale, mentre – forse! – non si tratta che di atti e desideri molto

naturali e umani. Poiché tali persone nutrono simili disposizioni verso tutte le cose, le

nutrono anche verso le cose buone, con quella facilità naturale che hanno nel dirigere le

loro potenze e facoltà verso un oggetto qualsiasi.
 

6. Se in seguito si presenterà l’occasione, ne parlerò. Offrirò, allora, alcuni indizi per

conoscere quando i movimenti e gli atti interiori dell’anima nei suoi rapporti con Dio

sono soltanto naturali o solo spirituali, oppure spirituali e naturali insieme. Qui basti

sapere che, se gli atti e i movimenti interiori dell’anima devono essere mossi da Dio in

modo divino, devono prima passare per le tenebre, essere addormentati, placati nella

loro sfera naturale fin quando tutte le loro capacità e attività non vengano ridotte a nulla.
 

7. Anima devota, quando vedrai i tuoi appetiti nelle tenebre, i tuoi affetti nell’aridità e

nell’oppressione, le tue facoltà ridotte all’impossibilità di compiere qualsiasi esercizio

della vita interiore, non te ne devi addolorare, ma al contrario considera questo stato una

sorte fortunata: Dio, infatti, ti sta liberando da te stessa, ti sta togliendo di mani i tuoi

averi. Malgrado il buon uso che ne avevi fatto, non potevi agire così bene, perfettamente

e sicuramente come ora, a causa della loro impurità e imperfezione. Dio ti ha presa per

mano, ti guida come un cieco nell’oscurità dove tu non sai, e per una strada che non

conosci, e dove mai riusciresti a camminare con i tuoi occhi e i tuoi piedi.
 

8. Un altro motivo, per cui l’anima non solo avanza sicura al buio, ma riceve anche

grande profitto, sta nel fatto che comunemente il suo progresso e la sua perfezione le

vengono da dove meno se l’aspetta, anzi perlopiù di là dove pensa di perdersi. E infatti,

non avendo mai sperimentato quella novità che la fa uscire da se stessa, la confonde e

sconvolge il suo primo modo di procedere, pensa di perdersi più che di guadagnare

meriti, perché vede che nella realtà dei fatti si perde proprio relativamente alle sue

conoscenze e ai suoi gusti ed è costretta ad andare dove non conosce e non le piace

nulla. Assomiglia a un viaggiatore che si reca in terre nuove, sconosciute, mai esplorate

prima, lasciandosi guidare non dalle sue conoscenze, ma avvolto nell’incertezza, dalle

informazioni degli altri. Certamente egli non potrà raggiungere questi nuovi paesi né

sapere più di quanto sapeva prima, se non affronta strade a lui ignote, dopo aver lasciato

quelle note. Allo stesso modo, chi vuole perfezionarsi in un mestiere o in un’arte, si

muove sempre a tentoni, sempre superando le sue conoscenze precedenti: se non le

oltrepassasse, non progredirebbe nell’apprendimento. Così l’anima più avanza nelle

tenebre, senza sapere dove va, più progredisce nella perfezione. Perciò, secondo quanto

ho detto, Dio è qui il maestro e la guida di questo cieco che è l’anima. E ora che essa

comprende bene questa verità qui riferita, ha di che rallegrarsi e può ben dire: uscii al

buio e più sicura.
 

9. Un altro motivo per cui l’anima ha attraversato sicura queste tenebre è la sofferenza.

Ora, la via della sofferenza è più sicura e vantaggiosa di quella della gioia e

dell’iniziativa personale; anzitutto perché, quando si soffre, si ricevono ulteriori forze da

Dio, mentre quando l’anima agisce o è nella gioia manifesta le sue debolezze e le sue

imperfezioni; e poi perché quando si soffre si esercitano e si acquistano le virtù, quindi

l’anima si purifica e cresce nella sapienza e nella prudenza.
 

10. Ma c’è ancora un altro motivo più importante per cui l’anima in questo stato avanza

57sicura nel buio. Tale motivo va ricercato in quella luce o sapienza oscura di cui ho

parlato. Questa notte oscura della contemplazione investe e pervade l’anima al punto

tale d’avvicinarla a Dio, porla al suo riparo e liberarla da tutto ciò che non è Dio. In

questo stato l’anima è, per così dire, in cura per ricuperare la sua salute, che è Dio

stesso. Sua Maestà, allora, la mette a dieta, la tiene nell’astinenza e distrugge in essa il

cupido desiderio di tutte le cose create. Accade come al malato che è molto caro ai

familiari: lo tengono talmente riparato che non gli lasciano prendere aria né godere della

luce, e nemmeno viene disturbato dai passi o rumori di quelli di casa; lo nutrono con un

cibo molto raffinato e secondo misura e badano che sia sostanzioso più che saporoso.
 

11. Tali sono le proprietà prodotte nell’anima dalla contemplazione oscura; mirano tutte

alla sua sicurezza e salvaguardia, perché ormai è molto vicina a Dio. Quanto più l’anima

si trova vicino a lui, tanto più profonde sono le tenebre e intensa l’oscurità dovute alla

sua debolezza. Assomiglia a uno che si avvicina al sole: quel suo grande splendore

acceca e fa soffrire l’occhio a causa della sua debolezza e impotenza. Così è della luce

spirituale di Dio: è immensa e supera talmente l’intelletto umano che, quando gli si

avvicina, lo acceca e lo getta nell’oscurità. Questo è il motivo per cui in un salmo

Davide dice che Dio si nascondeva avvolgendosi di tenebre come di velo, acque oscure

e dense nubi lo coprivano (Sal 17,12). Quest’acqua tenebrosa, contenuta nelle nubi

dell’aria, è l’oscura contemplazione e sapienza divina accordata alle anime. L’anima

comincia a rendersi conto di essere vicina a Dio, come tenda dov’egli abita, a mano a

mano che egli la unisce a sé. E così, quanto più la luce e la luminosità di Dio sono

eccelse, tanto più esse sono tenebre oscure per l’uomo, come dice san Paolo (1Cor

2,14). La stessa cosa dice Davide in un salmo: Davanti al suo fulgore si dissipavano le

nubi (Sal 17,13), cioè l’intelletto naturale, la cui luce, come dice Isaia, è spessa tenebra:

obtenebrata est in caligine eius, è stata oscurata dalla sua caligine (Is 5,30).
 

12. Oh, misera condizione umana, ove si corrono tanti pericoli e si arriva tanto

faticosamente alla conoscenza della verità, poiché ciò che è più chiaro e vero ci appare

più oscuro e incerto, ragion per cui evitiamo ciò che è meglio, e inseguiamo e

abbracciamo ciò che brilla più forte e riempie i nostri occhi, mentre è proprio questo ciò

che ci conviene meno e ci fa incespicare ad ogni passo! Chi mai potrà dire i pericoli e le

paure che sperimenta l’uomo, dal momento che la stessa luce dei suoi occhi, che

dovrebbe guidarlo, è invece la prima ad abbagliarlo e a farlo deviare dal cammino verso

Dio? Se vuole scorgere la strada da seguire, deve tenere gli occhi chiusi e camminare al

buio, onde schivare i nemici di casa sua, cioè i suoi sensi e le sue potenze!
 

13. L’anima, dunque, sta ben nascosta e al riparo nelle nube tenebrosa che circonda Dio.

Come questa serve a Dio da tenda e da abitazione, così servirà anche all’anima da

rifugio sicuro e perfetto. Anche se è nelle tenebre, l’anima è ben nascosta e protetta da

se stessa e da tutti i pericoli provenienti dalle creature, come ho detto. Proprio di queste

anime Davide parla ancora in un altro salmo: Tu li nascondi al riparo del tuo volto,

lontano dagli intrighi degli uomini; li metti al sicuro nella tua tenda, lontano dalla

rissa delle lingue (Sal 30,21): espressione con cui si lascia intendere ogni genere di

protezione. Infatti, essere al riparo del volto di Dio, lontano dagli intrighi degli uomini,

significa essere fortificati in quest’oscura contemplazione contro tutti gli attacchi che

possono venire da parte degli uomini. Ed essere al sicuro nella sua tenda, lontano dalla

rissa delle lingue, per l’anima significa essere immersa in questa nube tenebrosa, che

Davide chiama la tenda di Dio. Poiché l’anima tiene sotto controllo tutti i suoi appetiti, i

58suoi affetti e le sue potenze nelle tenebre, è libera da tutte le imperfezioni opposte al suo

spirito, come pure dalla sua carne e da ogni cosa creata. Per questo può a buon diritto

dire di camminare al buio e più sicura.
 

14. C’è ancora un altro motivo non meno efficace del precedente, per comprendere in

modo più chiaro perché l’anima cammina sicura al buio. È la forza che questa nube

oscura, dolorosa e tenebrosa di Dio trasmette immediatamente all’anima. Anche se

tenebrosa, infatti, è pur sempre umida, pregna d’acqua, quindi capace di ristorare e

fortificare l’anima in ciò di cui ha più bisogno, sebbene questo avvenga nell’oscurità e

non senza sofferenza. Subito, infatti, l’anima sente in sé una determinazione vera ed

efficace di non fare nulla che possa offendere Dio, né tralasciare nulla che possa

rendergli gloria. Quell’amore oscuro la riempie di zelo e sollecitudine per fare oppure

non fare le cose per piacere a Dio; esamina e scruta mille volte se stessa per vedere se

l’ha offeso. In breve, agisce con molta più attenzione e sollecitudine di prima, quando

era ansiosa d’amore, come si è detto sopra. In questo stato, infatti, tutte le potenze, le

forze e le facoltà dell’anima sono distolte dalle altre cose create, e tutti i suoi sforzi e la

sua tensione mirano solo al servizio di Dio. In questo modo l’anima esce da se stessa e

da tutte le cose create per avviarsi alla dolce e piacevole unione d’amore con Dio, al

buio e più sicura.