CAPITOLO 2
 

Ove si continua a parlare di alcune imperfezioni dei proficienti.


1. I proficienti cadono in due tipi di imperfezioni, alcune abituali, altre attuali. Quelle

abituali sono gli affetti e le abitudini difettose, le cui radici sono ancora rimaste nello

spirito, dove non può giungere la purificazione dei sensi. La differenza che intercorre tra

le due purificazioni è simile a quella che esiste tra l’estirpare la radice di una pianta e il

tagliarne un ramo; ovvero: togliere una macchia fresca oppure una secca e incrostata.

Come ho detto, la purificazione dei sensi non è che la porta e il principio della

contemplazione che conduce alla purificazione dello spirito. Ho pure detto che il suo

scopo è più quello di adattare i sensi allo spirito che di unire lo spirito a Dio. Ma le

macchie dell’uomo vecchio rimangono ancora nello spirito, anche se non se ne accorge

e non le vede; se tali macchie non vengono tolte con il sapone e la lisciva forte della

purificazione di questa notte, lo spirito non potrà pervenire alla purezza dell’unione

divina.
 

2. I proficienti hanno ancora, come imperfezioni abituali, la hebetudo mentis, cioè

l’ottusità della mente, e la rozzezza naturale che ogni uomo contrae con il peccato, e nel

loro spirito sono distratti e superficiali. Per questo motivo occorre che siano illuminati,

purificati e messi nel raccoglimento attraverso le sofferenze e le angustie della notte

dello spirito. Tutti quelli che non sono ancora passati per lo stato di proficienti sono

soggetti a queste imperfezioni abituali, che, come tali, sono incompatibili con lo stato

perfetto dell’unione d’amore.
 

3. Non tutti incorrono allo stesso modo nelle imperfezioni attuali. Alcuni accolgono i

beni spirituali in modo così strano e conforme ai sensi, che cadono in inconvenienti e

pericoli più grandi di quelli elencati all’inizio. Difatti ricevono molte comunicazioni e

percezioni nei loro sensi e nel loro spirito; molto spesso hanno visioni immaginarie e

spirituali. Del resto, in questo stato essi hanno di frequente anche sentimenti piacevoli.

È allora che il demonio e la fantasia tendono inganni all’anima. Il maligno insinua e

suggerisce simili percezioni e sensazioni con un incantesimo tale da ingannarla e

sedurla molto facilmente, se essa non ha l’avvertenza di vivere nella rassegnazione alla

volontà di Dio e di difendersi con forza nella fede, da tutte le visioni e immaginazioni.

In questo stato il demonio spinge molte persone a credere in false visioni e in false

profezie, insinuando in loro la presunzione che sia Dio o qualche santo a parlare, mentre

il più delle volte non si tratta che della loro immaginazione. Il demonio è solito ancora

riempirli di presunzione e di superbia, e queste persone, spinte dalla loro vanità e

arroganza, amano farsi vedere in atteggiamenti da santi, come in estasi o in altri

fenomeni straordinari. Tali persone si mostrano piene di audacia nei confronti di Dio,

30tanto da perderne il santo timore, chiave e salvaguardia di tutte le virtù. Alcune di esse

moltiplicano a tale punto il numero delle loro falsità e degli inganni e s’induriscono così

tanto da rendere molto incerto il loro ritorno al cammino puro della virtù e del vero

spirito. Cadono in queste miserie perché agli inizi, quando cominciano a progredire

nelle vie soprannaturali dello spirito, si affidano con troppa sicurezza alle conoscenze o

sensazioni spirituali.
 

4. Ci sarebbe molto da dire su queste imperfezioni, ma poiché sono incurabili al punto

tale che le si ritiene più spirituali delle prime, non voglio dirne nulla. Aggiungo soltanto,

per confermare la necessità della notte dello spirito o della purificazione spirituale di

colui che deve andare avanti, che nessuno dei proficienti, malgrado i suoi sforzi, è

esente da questi affetti naturali e da queste abitudini imperfette, da cui è necessario

purificarsi per passare all’unione divina.
 

5. Inoltre, come ho detto in precedenza, per quanto la parte inferiore possa avere

comunicazioni di favori spirituali, questi non saranno mai così intensi, puri e forti come

si richiede per l’unione divina. All’anima che deve arrivare all’unione conviene, perciò,

entrare nella seconda notte, quella dello spirito. Qui i sensi e lo spirito vengono

completamente spogliati di tutte le percezioni e i gusti sensibili. Ivi l’anima sarà

obbligata a camminare nell’oscurità e nella purezza della fede, unico mezzo proprio e

adeguato per l’unione con Dio, come afferma Osea: Ti farò mia sposa per sempre, cioè

ti unirò a me nella fede (Os 2,21-22).