CAPITOLO 24
1. Ciò equivale a dire: quando la parte superiore della mia anima, come quella inferiore,
si trovò acquietata nelle sue operazioni e facoltà, uscii verso la divina unione d’amore
con Dio.
2. Ricordo che, come per mezzo della guerra della notte oscura l’anima è vagliata e
purificata a due livelli – cioè nella parte sensitiva e in quella spirituale, con i loro sensi,
potenze e passioni –, allo stesso modo l’anima ora riesce a ottenere pace e sollievo in
due modi, cioè nella sua parte sensitiva e in quella spirituale, con tutte le potenze e gli
appetiti. Per questo ripete due volte lo stesso verso, nella prima e nella seconda strofa,
73proprio perché due sono le parti dell’anima, quella spirituale e quella sensitiva; per poter
camminare verso l’unione divina d’amore, devono prima essere riformate, ordinate e
acquietate entrambe dal punto di vista sensitivo e spirituale, conformemente allo stato
originale d’innocenza posseduto da Adamo. Questo verso, quindi, che nella prima strofa
si riferisce al riposo della parte inferiore e sensitiva, in questa seconda strofa si riferisce
in modo particolare alla parte superiore e spirituale. Per questo motivo è ripetuto due
volte.
3. Per quanto è possibile in questa vita, l’anima consegue la quiete e la pace della sua
casa spirituale, in maniera abituale e perfetta, mediante l’azione dei tocchi sostanziali
dell’unione or ora descritti. Sono tocchi che riceve da Dio al sicuro e ben nascosta dai
turbamenti del demonio, dei sensi e delle passioni. In questi tocchi l’anima è stata
gradualmente purificata, acquietata, fortificata e resa capace di ricevere stabilmente
l’unione di cui sto parlando, cioè lo sposalizio spirituale tra l’anima e il Figlio di Dio.
Appena queste due case dell’anima riescono a calmarsi e fortificarsi, insieme con i loro
familiari che sono le potenze e gli appetiti, immergendosi nel sonno silenzioso circa
ogni bene celeste e terreno, immediatamente la Sapienza divina si unisca all’anima con
un nuovo vincolo di possesso d’amore. Si verifica, allora, ciò che dice il libro della
Sapienza: Dum quietum silentium tenerent omnia, et nox in suo cursu medium iter
haberet, omnipotens sermo tuus, Domine, a regalibus sedibus…: Mentre un quieto
silenzio avvolgeva tutte le cose e la notte era a metà del suo corso, la tua parola
onnipotente dai troni regali… (Sap 18,14-15). La stessa cosa fa capire la sposa del
Cantico, quando dice che, dopo aver incontrato le guardie notturne che la percossero,
la ferirono e le tolsero il mantello (Ct 5,7), trovò l’Amato del suo cuore (Ct 3,4).
4. Non si può pervenire a quest’unione senza una grande purezza, ma questa purezza
non si raggiunge senza un totale spogliamento di ogni cosa creata e senza un’intensa
mortificazione. Questo è significato dal mantello che viene tolto alla sposa e dalle ferite
che riceve nella notte in cui si mette alla ricerca dello Sposo; non poteva infatti
indossare il nuovo vestito nuziale che desiderava, senza prima togliersi il vecchio. Chi,
dunque, rifiutasse di uscire nella notte suddetta in cerca dell’Amato ed essere spogliato
e mortificato nella sua volontà, e volesse cercarlo nella tranquillità del suo letto, come
faceva la sposa, non lo troverebbe; quest’anima, invece, dice che l’ha trovato, uscendo
in una notte oscura, / con ansie, dal mio amor tutta infiammata.