CAPITOLO 23
 

Ove si comincia a parlare delle conoscenze che l’intelletto riceve per via puramente spirituale.

Se ne descrive la natura.
 

1. La dottrina che ho esposto circa le conoscenze che l’intelletto riceve attraverso i sensi, rispetto a

quanto avrei potuto dire, è un po’ lacunosa, ma non ho voluto dilungarmi. Anzi, in verità, per lo

scopo che mi sono prefisso, che è quello di liberare l’intelletto di tali conoscenze e introdurlo nella

notte della fede, mi sembra di essere stato persino troppo lungo. Comincerò, pertanto, a trattare qui

dei quattro generi di conoscenze dell’intelletto, che al capitolo 10 ho definito puramente spirituali:

visioni, rivelazioni, locuzioni e sentimenti spirituali. Le chiamo puramente spirituali perché, a

differenza delle conoscenze corporee immaginarie, non sono comunicate all’intelletto attraverso i

sensi corporali esterni o interni, ma si presentano all’intelletto in modo chiaro e distinto per via

soprannaturale e passivamente, cioè senza che l’anima ponga un atto qualsiasi o agisca

personalmente in maniera perlomeno attiva.
 

2. Occorre sapere, parlando in senso ampio e generale, che questi quattro generi di conoscenze

possono essere chiamati tutti visioni dell’anima, perché l’intelligenza è detta anche vista dell’anima.

Dal momento che queste conoscenze possono essere percepite dall’intelletto, sono dette visibili

spiritualmente. Così le nozioni che se ne formano nell’intelletto possono essere chiamate visioni

intellettuali. Ora, gli oggetti dei sensi, cioè tutto ciò che si può vedere e udire, tutto ciò che si può

odorare, gustare e toccare, cadono sotto il dominio dell’intelletto in quanto sono veri o falsi.

Pertanto, come tutto ciò che vedono gli occhi del corpo causa in essi una visione corporea, così tutto

ciò che è intelligibile agli occhi spirituali dell’anima, cioè all’intelletto, causa una visione spirituale,

perché, ripeto, per l’intelletto comprendere e vedere sono la stessa cosa. Così, dunque, questi

quattro generi di conoscenze, come dico, parlando in generale, possono essere chiamati visioni; lo

stesso non si può dire per i sensi, perché l’oggetto dell’uno non è il medesimo oggetto degli altri.
 

3. Ma poiché tali conoscenze si presentano all’anima come ai sensi, ne deriva che, parlando in senso

proprio e specifico, chiamiamo visione ciò che l’intelletto riceve come qualcosa che può vedere,

perché può vedere le cose spiritualmente, come gli occhi del corpo vedono le cose corporee; ciò che

percepisce come se l’imparasse o come se si trattasse di cose nuove, come avviene per l’udito

quando sente cose mai prima udite, lo chiamiamo locuzione; e infine, ciò che riceve in modo simile

agli altri sensi, come ad esempio, la percezione di un soave odore spirituale, di un gusto o di un

piacere spirituale che l’anima può provare soprannaturalmente, lo chiamiamo sentimento spirituale.

Da tutto ciò l’intelletto ricava conoscenza o visione spirituale, libera da ogni percezione di forma,

immagine, figura immaginaria o fantasia naturale; tali comunicazioni si producono nell’anima

immediatamente attraverso una via e un mezzo soprannaturale.

4. Come ho detto riguardo alle conoscenze corporee immaginarie, così è ugualmente opportuno

liberare l’intelletto anche dalle conoscenze spirituali per incamminarlo e guidarlo, attraverso di esse,

nella notte spirituale della fede sino alla divina e sostanziale unione con Dio. Senza questo processo

di liberazione l’intelletto sarebbe ostacolato in questo cammino di solitudine e spogliamento da tutte

le cose, richiesto a tale scopo. Non v’è dubbio che tali conoscenze siano più nobili, più vantaggiose

e molto più sicure di quelle corporee immaginarie. Poiché sono interiori e puramente spirituali, non

possono essere raggiunte dal demonio, perché si comunicano all’anima in forma purissima e sottile,

senza alcuna attività da parte sua né dell’immaginazione, o almeno senza cooperazione attiva. Ciò

nonostante, se l’intelletto non fosse prudente, potrebbe trovare ancora ostacoli su questo cammino e

cadere in molti errori.
 

5. Potrei, in qualche modo, chiudere il discorso su tutti e quattro i generi di conoscenze rinnovando

una volta per sempre il consiglio dato riguardo a tutte le altre, cioè di non ricercarle né accettarle.

Tuttavia, al fine di meglio chiarire la condotta da seguire, si possono dire alcune cose sul loro conto.

È bene trattarne separatamente. Comincerò, dunque, a parlare delle prime, che sono le visioni

spirituali o intellettuali.